L'inondazione monetaria per "schivare" la crisi

di Marco Bertorello
12 maggio 13
Un articolo puntuale e sintetico sulle ultime mosse finanziarie della BCE Nel suo ultimo libro Joseph Stiglitz riassume con precisionequanto avvenuto quando dichiara che «siamo arrivati al culmine di untrentennio speso a schivare una crisi dopo l’altra». La sfera economica si ètrovata sotto l’incombere di una continua crisi che ha schivato, per l’appunto,principalmente con espedienti finanziari. È la finanza, sempre più slegata dai fondamentali, a trasformarsi nel motore della crescita e a sopperire ai limitiche emergono dai fattori produttivi tradizionali. Con l’ultima crisi questaarma sembra mostrare la corda, eppure dopo un primo momento di panico iltentativo è quello di ripartire proprio dalla finanza per risolvere i problemicausati dalla finanza stessa. Scopriamo così che negli ultimi sei annil’ammontare di denaro circolante su scala globale è aumentato del 70%, passandoda 31 mila miliardi a quasi 54. Questa politica del denaro a condizionivantaggiose e in quantità pressoché illimitata è guidata dagli Usa e ora inmaniera consistente anche dal Giappone. Nel solo 2013 si prevede un’iniezionedi liquidità della Fed e della Banca centrale giapponese pari a 2 mila miliardidi dollari. Segno che i problemi non si esauriscono in Europa, ma che sono diordine globale e che le principali potenze provano a farvi fronte con manovredal carattere eccezionale. A ciò fa seguito da parte della BCE un'ulterioreriduzione del costo del denaro che scende ai minimi storici di 0.50%. Sono questeoperazioni su scala macroeconomico a determinare un raffreddamento della crisidei debiti pubblici. Non è un caso che la prima discesa dello spread in Italiasia avvenuta tra il 2011 e 2012 con l’immissione di mille miliardi di euro alprezzo risibile che oscillava tra 1 e 0.75%. Altro che governo Monti! Oggi lospread scende per il medesimo motivo, cioè per l’invasione sui mercati didenaro facile, anche di fronte a due mesi senza un governo. Questa massa monetaria ridimensiona l’emergenza dei debiti pubblicie incentiva le grandi imprese, cioè le uniche che se lo possono permettere, aemettere obbligazioni per raccogliere direttamente denaro a tassiparticolarmente convenienti. Potrebbe apparire come un tentativo per ridarefiato all'economia, magari saltando l'intermediazione bancaria, ma in realtà èun'operazione basata nuovamente su debiti, perché di questo si tratta, ecaratterizzata da un keynesismo finanziario rivolto a segmenti ristretti dellasocietà, cioè non solo non teso a una redistribuzione della ricchezza, maneppure a intervenire per agevolare imprese medio-piccole e semplici cittadiniche continuano a sottostare a condizioni capestro nel credito. Tale inondazione monetaria produce nuovamente la ricerca diinvestimenti finanziari rischiosi, ricerca che si riversa su titoli a rischioper il semplice fatto che non vi sono canali di sbocco sicuri a sufficienza.Ecco perché i titoli di debito dei paesi con problemi di insolvenza sonotornati a essere interessanti. Ma la sconnessione con l'economia reale diquesto ulteriore espediente finanziario conferma come il debito non sia infunzione del rilancio degli investimenti e della domanda. Si continua aperseverare nella mancata circolarità del rapporto credito/debito, nelprocrastinare il pagamento del debito, anzi nell'aumentarne il suo volume inrapporto alla ricchezza realmente a disposizione. Non si vede mai la fine delrapporto tra creditore e debitore. Semplicemente si rimanda la possibilità dirisolvere problemi che sono urgenti e che ormai da troppo tempo incombono sulsistema. Nell'attesa dell'esplosione di nuove bolle perseverare è diabolico.

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