Siria-L’insurrezione permanente

26 marzo 13
Malgrado il terribile prezzo pagato, il popolo persegue la sua insurrezione contro il regime dittatoriale e criminale di Assad. Questo processo rivoluzionario, con le sue proprie caratteristiche, si inserisce nelle dinamiche dei movimenti regionali conseguenti all’assenza di democrazia e di giustizia sociale.

Questo processo non ha smesso di ribadire il suo rifiuto al settarismo religioso e la sua volontà di rovesciare il regime per costruire una società democratica, civile e senza discriminazioni. Lo slogan “il popolo siriano è uno ed unito” rimane attuale. Gli stati che si dichiarano “amici della Siria” stanno facendo manovre. Gli uni vogliono imporre una soluzione dall’alto (come nello Yemen) mantenendo la struttura del regime, sostenuta dagli alleati del regime, Iran e Russia. Gli altri, Arabia Saudita e Qatar in testa, vogliono trasformare la rivoluzione in una guerra confessionale per timore di una estensione del conflitto che minaccerebbe il loro potere e i loro interessi. Essi finanziano dei gruppi islamisti estremisti come Jabhat al Nusra di ideologia settaria e reazionaria, e spesso tentano di ridurre il ruolo dei comitati popolari, talvolta con la violenza. La posizione degli USA riflette questa situazione: il rifiuto di fornire armi ai gruppi legati all’esercito siriano libero e d’accordo di fare inviare armi da parte dei paesi del Golfo ai gruppi islamisti estremisti non legati all’esercito siriano libero.

Una dinamica di auto-organizzazione
Queste minacce hanno l’obiettivo di impedire un cambiamento radicale auto-organizzato dal popolo rivoluzionario. Questo popolo che ha sviluppato le esperienze dei comitati popolari nei villaggi, nei quartieri, nelle città e nelle regioni. Sono la spina dorsale del movimento e della resistenza, spaziando dall’organizzazione delle manifestazioni, dall’assistenza umanitaria, dall’accoglienza dei rifugiati, alla formazione scolastica dei bambini e degli adolescenti. Nelle regioni liberate, in coordinamento con la resistenza armata, i comitati si occupano dei servizi alla popolazione e sono la base della resistenza popolare. Il popolo rifiuta le pressioni esterne che manterrebbero la struttura del regime: le grandi manifestazioni e le numerose dichiarazioni respingono la proposta di dialogo del presidente della coalizione nazionale siriana Moaz Khatib con il regime. Durante le manifestazioni dell’8 febbraio, i cartelli dicevano “tratteremo solamente sulla destituzione del regime”. Il popolo rifiuta anche la sottomissione a qualsiasi forma di autoritarismo imposto dai gruppi come Jabhat al Nusra in alcune zone liberate.
La constatazione di una rivoluzione orfana di un reale sostegno internazionale non demoralizza i siriani, che continuano la loro lotta facendo fronte a una terribile repressione. Ma la solidarietà con un popolo in lotta per la sua emancipazione resta una necessità prioritaria. In Francia e nel mondo, a partire dal 15 marzo sono state prese delle iniziative unitarie per l’inizio del terzo anno dall’insurrezione. Il NPA si associa, come pure alle campagne per gli aiuti umanitari e per la difesa al diritto di asilo per i siriani.

Joseph Daher et Jacques Babel
Diritto di asilo per i siriani!
Dall’inizio dell’anno i siti web dei consolati francesi in Libano, in Turchia o in Kuwait dichiarano che "dal 15 gennaio i cittadini siriani che viaggiano verso un paese fuori dallo spazio Schengen transitando dagli aeroporti francesi dovranno essere provvisti del visto di transito aeroportuale (VTA)."
Questo obbligo ostacola obiettivamente la possibilità per i siriani di sfuggire alle persecuzioni nel loro paese, autorizza la Francia a rimandare al paese di partenza, i siriani privi di questo visto e riduce la possibilità per alcuni di loro di presentare la domanda di asilo durante il transito in un aeroporto francese. La norma comunitaria dei visti prevede l’adozione di questa misura “in caso di urgenza dovuta a un flusso massiccio di migranti clandestini”. I siriani che cercano di fuggire dal loro paese non possono essere assimilabili a migranti clandestini, questa decisione è una minaccia ad esercitare il diritto di asilo, oltre ad esporre queste persone al rischio di essere condotti in un paese terzo che a sua volta le rimanderebbe in Siria.
L’associazione nazionale per l’assistenza alle frontiere degli stranieri (ANAFE) e il gruppo di informazione e di sostegno per i lavoratori immigrati (GISTI) hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato. Il giudice ha rigettato la loro domanda, ritenendo che le autorità francesi avevano potuto adempiere alla condizione di urgenza che permetteva l’applicazione del VTA “per evitare il flusso massiccio dei migranti clandestini”... Il procedimento andrà avanti, dato che il 23 febbraio le due associazioni hanno depositato un ricorso per eccesso di potere e una richiesta di sospensione temporanea.

Pubblicato sul settimanale del NPA in Francia “Tout est à nous“ No.186, 14 marzo 2013.

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