Ripagare il Debito Pubblico = Tagli agli stipendi e aumento del biglietto!

di Dario Di Nepi
09 novembre 11
Roma è stata bloccata per ore da uno sciopero dei trasporti riuscito e partecipato, uno sciopero che, a differenza di altre volte, ha visto la collaborazione attiva da parte di studenti, precari e migranti con i lavoratori dell’ATAC in sciopero che hanno dato vita a un sit-in e poi a una manifestazione nei pressi di un deposito dell’azienda pubblica romana. Lo sciopero era stato indetto per ribadire il netto no da parte dei lavoratori al taglio degli stipendi e all’aumento del biglietto. Rivolta il Debito è stata presente nella giornata di lunedì, il perché è facilmente spiegabile: l’aumento del prezzo del biglietto così come il taglio degli stipendi, non sono altro che le prime ricadute delle misure di austerità che cadranno da ora in avanti sulla testa dei cittadini, è chiaro infatti che il taglio dei fondi per i comuni e le regioni porta direttamente a queste conseguenze. Gli utenti dei servizi pubblici, così come i lavoratori, stanno dunque già cominciando a pagare un debito che non hanno prodotto, con l’ulteriore conseguenza di un abbassamento notevole della qualità di un servizio indispensabile come quello del trasporto pubblico. Forse è l’inizio di un percorso che porterà alla progressiva privatizzazione di questo servizio? Questa soluzione non ci stupirebbe affatto se consideriamo che, spesso, prima di privatizzare un bene pubblico si fa di tutto per affossarlo in modo da rendere più accettabile la privatizzazione. Questo metodo è stato usato in passato in altri Paesi che hanno adottato le privatizzazioni dei propri servizi per “ripagare” il proprio debito; l’Argentina da questo punto di vista ne sa qualcosa, tra gli anni 80 e gli anni 90, prima dunque della crisi del 2001, è stato svenduto l’intero servizio pubblico ferroviario nazionale …. e il risultato qual è stato? Purtroppo è presto detto: attualmente la maggior parte delle linee ferroviarie sono in disuso e quelle esistenti sono scadenti e con scarsa manutenzione; del resto il capitale privato che ha approfittato di questa svendita non ha interesse a mantenere in vita delle linee che non danno profitti e ha mantenuto in vita solo quelle ritenute profittevoli, ovvero nelle zone dove la popolazione poteva permettersi l’aumento dei prezzi del servizio imposto dalla privatizzazione. Il paradosso del processo in atto è che ad approfittare delle privatizzazioni dei servizi pubblici saranno proprio quelle banche ed imprese che hanno da un lato speculato sul debito pubblico italiano e dall’altro contribuito a gonfiarlo imponendo una bassissima tassazione dei profitti e dei redditi da capitale. Per verificare tutto questo è sufficiente vedere quanto sia decisiva la presenza delle banche nei cda dei servizi pubblici privatizzati o parzialmente privatizzati. La giornata di ieri è stata dunque importante sia per rendere chiari e per comunicare questi concetti, sia per cominciare a stringere un alleanza tra i soggetti a cui vogliono far pagare il debito, come lavoratori, studenti, migranti. Rivoltiamo il debito odioso verso chi l’ha provocato!